segunda-feira, 14 de janeiro de 2008

Il Narciso e la rosa, Pasolini (de : L'usignolo della Chiesa Cattolica, 1958)

Non Narciso, lo specchio
brilla nel verdecupo
prato della mia morta
fanciullezza di lupo...

Buona sera, Demonio,
mi ascolti sorridendo?
Ma non aprire bocca,
ho capito, mi arrendo.

Parlavo dello specchio
che null'altro è che luce
pura, riflessa - nido
di poetici echi.

No, Narciso non c'entra,
s'è guardato abbastanza;
e, una volta tanto,
posso affrontarti intrepido.

Sogno o indífferenza.
o memoria, non so,
l'argenteo specchio splende
nel nero prato solo.

Mi soggíoga il suo raggio
vespertino che fruga
immoto nella mesta
ombra del paesaggio.

Vieni, caro Demonio,
e contempliamo insieme
l'assenza di Narciso
nell'argento del sogno.

Non imperversa il riso
nella tua bocca odiosa?
Ebbene, amico, cogli
nell'orto una rosa.

Moralità o poesia o
bellezza, non so,
protendo questa rosa
a rispecchiarsi sola.

Um comentário:

Francesco disse...

Oi Pedro. vejo que a minha reprovaçao pela falta de poemas italianos no blog està a dar bom exito. ainda bem. Aqui um poema do Eugenio Montale, um dos italiano que recomendo a voce que tem gosto por poesia deprimente. Eu adoro-o, entre os contemporaneos é um dos meus favoridos. Leia "ossi di seppia" (1925) de onde extrai este poema.


Cigola la carrucola del pozzo

Cigola la carrucola del pozzo,
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un'immagine ride.
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro...
Ah che già stride
la ruota, ti ridona all'atro fondo,
visione, una distanza ci divide.


(Eugenio Montale, Ossi di seppia)